La guerra c’era prima. Ora è una tregua.


Il virus e’ il nemico, i medici e gli infermieri sono al fronte, siamo assediati, l’economia e’ quella di una guerra, ci servono armi sempre piu efficienti per vincere questa battaglia, dobbiamo difendere la trincea ad ogni costo. Perché la metafora piu utilizzata per descrivere quello che sta accadendo con la pandemia e’ quella bellica? Qual’e’ il suo fascino e la sua efficacia? Possiamo farne a meno?
In guerra c’eravamo anche prima: Il nemico era la salvaguardia dell’aria, l’acqua, della terra . Le invasioni migratorie, un frenetico assalto all’accumulo compulsivo , una feroce ricerca di benessere che alimentava ansie a dismisura, l’armistizio mancato col tempo esterno che imponeva tirannie al sentire interiore, la performance come agone di dignita’ esistenziale. Ad ogni costo. Un perenne conflitto tra posizioni politiche  come sfondo disintegratore a scoraggiare la partecipazione sociale. Una terza guerra mondiale a pezzi.

Alessandro Baricco alcuni anni fa ne scrisse in un adattamento dell’ Iliade, che di tutte le guerre e’ la madre. In ‘Omero, Iliade’ , i protagonisti recitano monologhi che raccontano l’epica della guerra, il suo strazio, la sua necessita’. Perfino il fiume, testimone della deflagrazione tra Troiani e Achei, prende voce. Vede fratelli morire e sente il clangore dei corpi di Achille ed Ettore. Sotto le mura della città va in scena il massacro, ideale palco sul quale prendono forma e si dipanano i destini umani. L’Iliade, dice Baricco, ci costringe a ricordare qualcosa di fastidioso ma inesorabilmente vero: la guerra e’ bella.

“Nel corso della storia umana  è stata quasi l’unica possibilita’ per cambiare il proprio destino, per trovare la verità di se stessi e assurgere ad una consapevolezza etica. Nella guerra gli uomini hanno trovato l’unico riscatto possibile dalla penombra della vita. Da sempre ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco”

La tregua imposta dalla pandemia ce lo fa vedere nitidamente. La posizione sospesa nella quale viviamo in un tempo rarefatto e attonito, induce ad uno sguardo strabico. Uno rivolto alle nostre dimore interiori, un altro da sopra le mura dell’esistenza. Da la’ ,dentro e fuori di noi al medesimo tempo, riusciamo forse a scorgere l’insensatezza della guerra che prima conducevamo, e il tributo quotidiano con il quale la onoravamo.

L’ immagine bellica ancora ci attrae ma al medesimo tempo ne scorgiamo una nuova. Ha la seduzione di un’altra bellezza da ricercare, che potra’ forse farci posare le armi e guardare il volto di una comune umanita’ per sollevarci dalla penombra. E infinitamente piu mite.

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